Altro che Serie B, lo spauracchio della deriva in stile Giacomini – Bonatti aleggia pesantemente su una Triestina che non c'è, a nessun livello. I cinque schiaffoni presi dall'Atalanta Under 23 (e senza Roos sarebbero stati di più) tolgono la maschera a una squadra che nelle sconfitte con Clodiense e Caldiero si era data qualche alibi, tra avversari chiusi a riccio, caterve di cross (ma dall'efficacia quantomeno dubbia), decine di occasioni e qualche buona mezzora.
La talentuosa baby Dea ha messo a nudo l'incosistenza tattica, tecnica e agonistica della Triestina, riproposta nella formula e negli uomini (a parte il forfait di Germano) che avevano perso una settimana prima. Quindi le stesse incongruenze: esterni che non sono esterni (El Azrak è più adattabile, D'Urso non lo è proprio e non bastano 15 minuti e un gol in mischia a renderlo tale), centrocampo muscolare ma con Correia e Voca sistemati in una “terra di mezzo” che non porta né a un efficace pressing né a un lavoro di filtro, con buona pace di una difesa già lenta di suo e travolta dalle indisturbate folate dei bergamaschi.
Il dopo partita ha completato il disastro. Da Santoni abbiamo sentito perlopiù parole autoassolutorie. Sia chiaro, mettere i giocatori di fronte alle proprie responsabilità non è sbagliato, ma quando per tre partite consecutive parti molle e con un gol immediato sul groppone e, quando va bene, fai 30 minuti buoni, c'è qualcosa che non va anche nella preparazione delle gare, così come è palese la difficoltà a correggere il tiro in corsa (Coppa Italia compresa, la Triestina è andata sotto quattro volte e non ha mai rimediato). Insomma, oltre a volere “undici Braima” in campo, il mister dovrebbe anche mettere in discussione qualche sua scelta che non funziona. Lo dice il campo.
Quantomeno l'allenatore ha avuto il buon gusto di presentarsi in sala stampa, cosa che ancora una volta la società ha preferito evitare. Alex Menta (contestato apertamente dalla curva e sparito da Facebook) è il responsabile tecnico della Triestina e, in una serata come quella di ieri, sarebbe dovuto essere l'unico a parlare. E di cose da spiegare ce ne sono tante, da un mercato deficitario (ed è il secondo di fila, dopo quello di gennaio) alla scommessa sul tecnico, fino alla questione Olivieri (anche questa un deja vu). La società (e qui non ci riferiamo solo al direttore generale) in estate ha avuto il tempo di lavorare e non lo ha sfruttato bene, pensando più a mostrare i muscoli nei confronti di chi i muscoli non li ha, salvo delegare il compito di metterci la faccia quando invece era il momento di dare un segnale di forza e compattezza, nonostante il momento negativo. Quella di ieri è stata una serata da dimenticare sotto ogni punto di vista, fare finta di niente sperando che passi la nottata non è il modo giusto di reagire.