È ufficiale il ritorno di Massimo Pavanel sulla panchina della Triestina. Ieri c’è stata l’accelerazione decisiva, che ha portato l’ex capitano a superare la folta concorrenza di pretendenti alla successione di Andrea Bonatti. Portogruaro lo ha visto nascere quasi 55 anni fa, Trieste però è la sua città di adozione, dopo avere vestito la maglia dell’Unione e avere indossato la fascia di capitano in Serie D e nell’allora C2, tra il 1994 e il 1997. Da allenatore ha iniziato tra i dilettanti: Sanvitese, Itala San Marco, Monfalcone, Pordenone, poi nel 2010/2011 la chiamata della Triestina per guidare la formazione Primavera, l’anno successivo l’emozione dell’esordio sulla panchina della prima squadra nella vittoria ai rigori contro il Pescara di Zeman (poi salito in Serie A) in Coppa Italia, prima di cedere il testimone a Discepoli. Con il fallimento della società alabardata, trova casa nel settore giovanile dell’Hellas Verona, allenando con ottimi riscontri prima gli Allievi e poi la Primavera. È il momento del salto tra i “grandi”, ad Arezzo, dove porta a termine una stagione, quella 2017/2018, complicata sul piano societario ma molto positiva sul campo. Arriva la chiamata della “sua” Triestina, con cui sfiora la Serie B nel 2019, perdendo ai supplementari la famigerata finale play-off con il Pisa. Mauro Milanese lo conferma ma qualcosa si è rotto e dopo cinque partite del campionato successivo arriva l’esonero. Il suo percorso continua, ancora in Serie C, tra Salò e Padova: con i biancoscudate viene esonerato a poche partite dalla fine del campionato, da secondo in classifica. Durante l’estate qualche chiamata ma la scelta di aspettare un’offerta più interessante. Per un triestino di adozione, niente di più allettante che tornare all’Unione. “Sono molto orgoglioso di essere tornato a Trieste. Il mio scopo è quello di migliorare individualmente e collettivamente la squadra per raggiungere i massimi obiettivi” sono le prime parole di Pavanel al suo ritorno all'Unione.