Trieste, 26 Marzo 2025

Tesser al Panathlon: "La salvezza vale più di un campionato vinto"

19 Marzo 2025 Autore: Roberto Urizio

Un Attilio Tesser a 360 gradi è stato ospite del Panathlon Club Trieste nella serata di ieri, organizzato allo Yacht Club Adriaco. Il tecnico alabardato, nella chiacchierata con il presidente dell'associazione Biagio Terrano, ha parlato della sua carriera, partita dalla natia Montebelluna per arrivare alla Serie A, prima di diventare l'allenatore che oggi conosciamo. “I ricordi sono belli fin dall'infanzia, ho avuto la fortuna di fare quello tanti ragazzi sognano – ha esordito Tesser -. Sono partito giovanissimo dalla quarta serie per poi giocare a Napoli, con 80mila spettatori al San Paolo, e a Udine con Zico, toccando anche la maglia azzurra che rappresenta un'emozione unica”. Al campione brasiliano sbarcato in Friuli sono legate memorie indelebili: “Il suo arrivo ha fatto conoscere Udine nel mondo. E poi ci siamo anche divertiti, andando in tournèe in Brasile. Zico riempiva gli stadi, ricordo la sua prima partita in Italia quando vincemmo a Genova e i tifosi di casa lo acclamavano anche da avversario”.
Appesi gli scarpini al chiodo, c'è stata la panchina: “Avere giocato ti dà qualcosa in più nel leggere certe situazioni, anche se ci sono stati grandi allenatori che non sono stati calciatori come Arrigo Sacchi”. Non sono mancate le vittorie nella carriera di Tesser: “Non sono uno che esterna molto, ma vedere la gente felice mi gratifica. Il comune denominatore dei successi è l'alchimia nello spogliatoio e nell'intero ambiente”. Trieste è stata la sua prima tappa importante: “Venivo dal Sudtirol, che oggi è una realtà importante ma che all'epoca faceva la C2. Qui ho fatto due anni determinanti per la mia carriera, perché partire bene è fondamentale nel percorso da allenatore. Arrivavo dopo un tecnico che ha fatto la storia come Ezio Rossi ed erano andati via giocatori rappresentativi. Il presidente Amilcare Berti ha costruito una squadra di giovani in una Serie B che valeva una A2, ma abbiamo fatto benissimo”. Le parole nei confronti dell'ex numero uno dell'Unione sono di gratitudine: “Mi ha dato una grande opportunità, era un presidente straordinario perché esigeva ma ti metteva nelle condizioni di lavorare bene. Mi chiamava dieci volte al giorno perché voleva sapere tutto, ma non ha mai interferito. Gli sarò sempre grato: ricordo che dopo la prima partita a Firenze mi ha fatto firmare per un altro anno”.
Dopo tante esperienze e successi a Novara, Cremona, Modena e Pordenone, di nuovo l'Unione in un'avventura travagliata: “L'esonero dell'anno scorso mi ha amareggiato e deluso. Rispetto le scelte di una proprietà e non ho mai replicato a nessuno. Ma in quel caso è stato diverso, le cose non mi tornavano: stavamo facendo un campionato non straordinario, ma buono, giocando sempre in trasferta e con una squadra costruita in corsa visto che la proprietà era arrivata a luglio. Ci sono rimasto male, ma poi finisce lì”. Poi, dopo varie vicissitudini per la Triestina e qualche offerta per lo stesso mister, ecco il ritorno: “Prendere una squadra da sette punti (ma uno di penalità, ndr) in sedici partite è calcisticamente una follia, ma sono tornato per affetto verso la città e per un po' di orgoglio personale. Abbiamo fatto subito sette punti in tre partite, prima che si aprisse la finestra di mercato dove ci siamo rinforzati, soprattutto a livello di personalità. Nonostante a un certo punto viaggiassimo a ritmo da primato, eppure siamo ancora lì a lottare. C'è fiducia, ma per raggiungere l'obiettivo abbiamo bisogno che tutto l'ambiente ci dia una mano. Salvarci sarebbe anche più di vincere un campionato”.


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