Trieste, 28 Aprile 2025

Gorgone torna al Rocco: "Trieste? La città a cui sono più legato"

26 Febbraio 2021 Autore: Luca Henke

Giorgio Gorgone tornerà al “Rocco” domenica, nel campo che lo ha visto assoluto protagonista (e leader) in alabardato. Oggi infatti è il vice allenatore dell'Arezzo, la prossima avversaria dell'Unione.

Come si sono intrecciati il suo destino e quello della società toscana?

È stato quasi casuale, nel senso che il ds Muzzi e Roberto Stellone (l’attuale mister, ndr) hanno giocato insieme, così a gennaio è arrivata la chiamata e abbiamo ritenuto una sfida molto stimolante il fatto di avere una squadra buona ma ultima in classifica. Scelta un po’ rischiosa se vogliamo, ma l'Arezzo l’avevo seguito fino a quel momento e sapevo che non era da ultimo posto.

La campagna acquisti e l'ultimo successo sul Matelica lasciano ben sperare. Da dove partire per rilanciare questa stagione, tutt’altro che chiusa?

La differenza la farà la nostra abilità di riuscire ad azzerare il percorso negativo che c’è stato finora in termini di risultati, per quanto sia difficile poiché la gran parte dei calciatori c’era già da inizio anno. Anche appena siamo arrivati noi c’è stata qualche difficoltà, però la squadra vale assolutamente un piazzamento di metà classifica, non è da bassifondi. E a questo punto, dunque, le motivazioni vengono da sé ogni domenica, quando senza fare calcoli è fondamentale fare punti per agganciare il penultimo posto. Sappiamo bene, comunque, che ci sono degli scontri diretti ancor più importanti, per non arrivare con l’acqua alla gola alla fine.

La Triestina, prossima avversaria dell’Arezzo, sembra aver trovato una sua quadra, anche se il pericolo della discontinuità è sempre dietro l’angolo. Che incontro vi aspettate?

Premesso che la Triestina la seguo da sempre, ho visto che a gennaio ci sono stati dei rinforzi importanti con i due nuovi terzini Lopez e Lepore, in più l’allenatore è uno esperto e che dà molta serenità, aspetto secondo me molto importante. Ad oggi ritengo difficile che possa ambire al primo posto, ma i playoff possono aprire gli scenari più diversi, quindi può e deve lottare per le prime posizioni. Anche perché ogni piazzamento in più significa una partita in meno. Poi nel calcio non si sa mai, ci può sempre essere un crollo da parte di chi sta sopra, ma essendoci in lotta più di una squadra è davvero difficile. In ogni caso la rosa è da vertice e deve lottare per stare in alto.

Chi la conosce è pronto a scommettere che prima o poi la panchina dell’Unione sarà sua...

Beh, sicuramente non è una cosa impossibile, poi è chiaro che affinché succeda si devono incastrare molti tasselli. Posso dire, comunque, che mi fa piacere che la gente abbia un buon ricordo, anche perché per me vale lo stesso: ho passato sette anni nel capoluogo giuliano ed è la città a cui sono rimasto più legato. Lì ho iniziato la carriera da allenatore (nella Berretti, ndr), e per di più sono stato anche molto vicino ad allenare la prima squadra.

Quando?

Capitò dopo la sconfitta per 4-0 in casa dell’Atalanta, nell’era Fantinel. Il padre di Stefano, Franco, mi consegnò di fatto la squadra in mano il lunedì successivo; poi, mancando dei patentini, e non trovando qualcuno da affiancarmi, il presidente ritenne che fossi troppo giovane, forse consigliato da un po’ di persone vicine. L’idea era quella di non “bruciare” un giovane allenatore, anche se io mi sarei tuffato volentieri in quell’avventura. Va detto anche che il calcio va un po’ dietro alle mode, e in quell’epoca non si usava molto fare così. 


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