Pensavamo e speravamo che, a fine partita, sarebbero arrivate le scuse. E invece no, anzi: Pep Clotet, il tecnico della Triestina, ha addirittura rincarato la dose, affermando che la reazione nei confronti di Krollis, espulso poco dopo la mezz'ora del primo tempo, “sia stata giusta. Cosa mi è venuto in mente? Vi dico la verità, io ho un figlio di otto anni che oggi ha visto questo, vengo da una cultura in cui questo non può succedere, un calciatore che fa questo se lo fa per strada rischia conseguenze con la legge, non è normale. E non dobbiamo accettarlo in nessuna maniera, per il rispetto verso me come allenatore Krollis per me ha finito con la Triestina”.
Allora: a parte il riferimento al figlio, decisamente fuori luogo perché siamo convinti che al ragazzino non avrà fatto bene né piacere vedere la reazione del papà, senza giri di parole la nostra posizione è completamente differente a quella del mister. Siamo convinti che un allenatore non può e non debba permettersi di alzare le mani verso un suo giocatore e tanto più in pubblico, davanti a tutti. Da che mondo è mondo i panni sporchi si lavano in casa e in questo caso dentro lo spogliatoio: lì, le scazzottate ci sono sempre state e ci saranno anche in futuro e a volte fanno pure bene. Ma quanto successo ieri è ben diverso: è l'umiliazione, a beneficio di telecamera e di spettatori, magari per accalappiarsi qualche like nella sua versione da “duro”, di un ragazzo che, per quanto scarso e sicuramente colpevole per l'espulsione (anche se, rivista più volte, non si è reso protagonista di niente di così scandaloso), non meritava di essere trattato in quel modo. Se il lettone ha sbagliato - e lo ha fatto, per carità, ma prima di lui la stessa cosa era capitata a Vertainen, per fare un esempio - andava punito dalla società con una squalifica ulteriore rispetto a quella che gli verrà comminata dal giudice sportivo, con una multa salata, la sospensione o persino il licenziamento per giusta causa, se esiste una simile giurisdizione nel mondo del calcio. Non andava certo “preso per il bavero” (per citare qualcuno di molto famoso in città...) e sbeffeggiato al pubblico ludibrio.
C'è chi ha giustificato, specie fra i social, il gesto di Clotet e chi naturalmente sarà in disaccordo con il nostro articolo e ce lo farà ben presto sapere fra i commenti, sottolineando che sul posto di lavoro, in un lavoro “normale”, chi non rende a dovere o si comporta male viene spesso cacciato. Vero, ma non viene preso per il collo e se succede si prende una denuncia. Punto. Vale in fabbrica, negli uffici e sui campi di calcio.
Semmai, a Clotet così come agli allenatori precedenti, bisognerebbe chiedere il motivo per il quale un attaccante così inadeguato per la categoria sia stato schierato da titolare in tutte e quattro le gare da quando il catalano siede sulla panchina alabardata. O forse bisognerebbe domandarlo alla società. Che naturalmente, sull'accaduto, non ha proferito verbo, ma questa è ormai un'abitudine consolidata di Menta & soci. Ben Rosenzweig, poco più di un anno fa, prometteva obiettivi altisonanti e un nuovo stile comunicativo e di immagine: caro presidente, state fallendo miseramente su entrambi i fronti.