Trieste, 19 Aprile 2025

Adesso almeno risparmiateci le solite parole di circostanza

17 Aprile 2025 Autore: Roberto Urizio

Quando ci sono i momenti di emergenza una parola giusta può essere importante, ma quando l'emergenza diventa routine allora parlare serve a poco o nulla, tanto più se si dicono solo banali frasi fatte senza un minimo di sostanza. In altre occasioni abbiamo sollecitato l'intervento del presidente e della dirigenza davanti a situazioni complicate, stavolta invece chiediamo a Ben Rosenzweig e all'inadeguata dirigenza di rimanere in silenzio. Ieri neanche uno straccio di comunicazione, ufficiale o ufficiosa, per capire come stiano le cose, nemmeno davanti alle sollecitazioni nostre e di altri organi di informazione.
E allora, sinceramente, interessa poco anche ascoltare la solita tiritera del progetto confermato e a lungo termine, di un impegno rinnovato se non rafforzato, della massima trasparenza nella comunicazione e di Trieste seconda casa (che suona anche beffardo, visto che sulla seconda casa si pagano non poche tasse...).
Nè interesserebbe ascoltare chi, come Alex Menta, nei giorni precedenti la scadenza di ieri, ostentava tranquillità e rassicurava che tutto sarebbe andato al meglio. Ma su questo non c'è pericolo, perché il principale artefice di questo disastro societario da tempo non parla con chi ha osato criticarne la gestione.
L'unica cosa giusta da fare sarebbe pagare chi lavora (perché non ci sono solo i giocatori) e/o lasciare la società in altre mani, possibilmente senza il meccanismo un po' perverso dei prestiti non saldati con il club a fare da pegno. Perché la Triestina non è l'Inter o il Milan e il rischio che il circolo vizioso porti a una brutta fine è alto. Il 4 giugno c'è un'altra scadenza di pagamenti (molto più sostanziosi rispetto all'ultima tranche) e stavolta c'è in ballo qualcosa di più di una seppur dolorosa penalizzazione.


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