Nasciamo per invecchiare, ma nessuno ci insegna a invecchiare bene. Ed è così che - complici l'aumento della vita media dovuto a miglioramento delle condizioni di vita, alimentazione, e sanitarie, e il declino dei tassi di mortalità - la popolazione mondiale si avvia a essere composta sempre più da anziani. Se nel 1950 gli ultrasessantenni erano l’8% della popolazione mondiale, nel 2011 la percentuale è salita al 11% e si stima che nel 2050 gli ultrasessantenni saranno il 22% del totale (in Italia la percentuale potrebbe arrivare al 34,4%). L’invecchiamento è un processo universale e irreversibile, ma non c'è dubbio che invecchiare in salute è il frutto di buone pratiche che si possono iniziare già da giovani, senza aspettare che il tempo e qualche acciacco facciano i primi danni. Si chiama, infatti, invecchiamento attivo ed è, nella definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, un “processo di ottimizzazione delle opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”.
Di invecchiamento attivo ha parlato Luigi Fontana, Direttore Scientifico del Charles Perkins Centre, del Royal Prince Alfred Hospital dell’Università di Sydney, direttore del Programma Scientifico e Ricerca Sulla Longevità, in un incontro-intervista presso l'Antico Caffè San Marco di Trieste, organizzato dal coordinamento regionale della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori – Lilt Friuli Venezia Giulia.
Gli stili di vita sono importantissimi, ha esordito lo studioso, dal momento che solo il 25-30% della probabilità di vivere a lungo in salute è legato ai geni che ereditiamo dai genitori. Il resto, cioè il 75%, è legato all'ambiente, che non significa solo il luogo fisico in cui viviamo, ma che include anche il modo in cui conduciamo la nostra esistenza. “Nutrizione e attività fisica sono due degli elementi essenziali che ci mantengono in salute” ha spiegato Fontana. “È importante tenere sotto controllo il peso corporeo: meglio prevenire l'aumento di peso, che doversi mettere a dieta per perderlo. Ma è altrettanto importante controllare l'indice di massa corporea (BMI, in inglese). Un BMI troppo elevato, infatti, aumenta il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, una malattia ‘silenziosa’, che danneggia cuore, reni, cervello e retina”. Pochi forse lo sanno, ma tenere d'occhio il giro-vita può essere addirittura più vincente. “L'accumulo di adipe nella regione addominale provoca un'infiammazione moderata, ma cronica, cioè sempre presente. Ed è proprio questo accumulo di grasso viscerale un indicatore di rischio di malattie quali i disturbi cardiovascolari e i tumori”.
Tuttavia, non si è ancora sviluppata completamente la cultura del benessere e della prevenzione, e il modello attuale di vita è diventato ormai insostenibile. “Negli Stati Uniti si spendono tre trilioni di dollari in sanità, il 90% dei quali per trattare malattie prevedibili e già conclamate” ha spiegato Fontana. “Mentre si potrebbero spendere per promuovere benessere, salute personale, sviluppo spirituale e artistico”. Sì, perché elementi importanti che concorrono a farci invecchiare in salute sono anche gli interessi personali che una persona riesce a coltivare nella seconda parte della vita, le relazioni sociali che mantiene, il fatto di praticare uno hobby o magari di impegnarsi in attività di volontariato.
Nel corso dell'incontro, Fontana ha toccato molti altri punti, suggerendo buone pratiche che le persone dovrebbero adottare per invecchiare attivamente. Si va dal ridurre sale e zuccheri, bevande gassate e cibi troppo raffinati, all'impegno di svolgere attività fisica ogni giorno, cercando di dormire bene la notte. Ma anche i ‘buoni pensieri’ sono un toccasana per la salute; così come pratiche quali lo yoga, il tai-chi o la meditazione mindfulness (di consapevolezza), e persino la postura, che - se errata - provoca mal di schiena, un disturbo invalidante che ben presto diventa cronico, per il quale le spese sanitarie sono aumentate moltissimo negli ultimi anni.
Una bacchetta magica non c'è, ha concluso Fontana. Ognuno deve impegnarsi in prima persona per mantenersi in salute. Ma non c'è dubbio che nutrire la mente e allenare il fisico sono già di per sé due carte vincenti. E se dunque - pensando ai giovani - l’esercizio fisico è una potentissima medicina, è uno dei pilastri della salute, del benessere, del successo nella vita, ecco che appare di fondamentale importanza fare sport, a tutte le età, e - per il decisore politico - mantenere e creare le condizioni per consentire ai giovani di praticare una attività sportiva, amatoriale o agonistica che sia.
Cristina Serra