Trieste, 28 Ottobre 2024

Madeleine Whybrow la bella novità della Cavalcata Carsica

06 Dicembre 2022 Autore: Maurizio Ciani

Non c’è due senza tre, si usa dire, e così per il terzo anno di fila la prima domenica di dicembre è piovuto. A farne le spese gli oltre 80 partecipanti che hanno preso parte alla “gara non gara per eccellenza", come riporta l’evento creato su Facebook per la 35ª Cavalcata Carsica. Benché quindi non sia organizzata da nessuno e si tratti di un ritrovo spontaneo di podisti e ciclisti, la Trieste Atletica da anni pubblica le classifiche sul proprio sito web e quest’anno ha fatto molto di più; un plauso infatti al sodalizio gialloblù che ha messo a disposizione il proprio furgone per fare da navetta tra l’arrivo di Jamiano e lo start di Pese, avvenuto di prima mattina, per alcuni iscritti provenienti da fuori regione.

Per fortuna le precipitazioni sono state contenute per quasi tutta la prova in mountain bike; peggio invece è andata ai corridori che, impiegando mediamente più tempo per completare i 49 chilometri 250 metri (D+1350 m) del sentiero 3, nell’ultimo settore hanno preso parecchia acqua, dal momento che si era rinforzata la pioggia. Dal punto di vista agonistico, alcuni risultati erano quantomeno intuibili, ad ogni modo la manifestazione ha sempre il suo fascino, in quanto rappresenta in primis una sfida con se stessi.

Il primo a raggiungere la località isontina è stato Roberto Vidoni (nella foto, il secondo da sinistra): «In zona ho vinto praticamente tutto – ha dichiarato il portacolori della Cottur – e mi mancavano solo la Cavalcata e la Rampigada Santa». Vista la pedalata in solitaria, Vidoni ha cercato qualche “stimolo cronometrico”: «Era come andare sul ghiaccio, quindi non ho voluto rischiare e l’obiettivo non dichiarato era di fare meglio del tempo di Gianni Sclip dell’anno scorso, che vinse in 3h22’». Vidoni ha concluso in 3h17’33”, riuscendo pertanto nell’intento ed ora ha già nel mirino la Lanaro Granfondo di metà gennaio. Più emozionante la lotta alle sue spalle, con Furio Zudini (nella foto, il primo da sinistra) ed Alex Fornasaro (nella foto, il primo da destra) che si sono scambiati più volte le posizioni; nel finale Zudini ha allungato, conquistando l’argento in 3h40’33”, mentre Fornasaro è giunto 3° in 3h48’53”, felice per il primo podio dopo qualche 4ª e 5ª piazza. In questa edizione nessuna donna si è cimentata sulle due ruote.

In rosa però ci sono state alcune runner; per la prima volta ad esempio vi parliamo dell’inglese Madeleine Whybrow, ricercatrice post-dottorale presso la facoltà di Scienze e Matematica dell’università della Primorska. Trasferitasi in Slovenia, dove vive con il fidanzato Rok – che l’attendeva al traguardo – era venuta a conoscenza di questa iniziativa carsica grazie alla triestina Giulia Della Zonca, che fino a qualche anno fa vedevamo spesso ai vertici delle graduatorie. La Whybrow non ha avuto rivali ed ha trionfato in 5h41’37”; seconda in 6h07’01” la valdobbiadenese Cristiana Follador, veterana che per ben 4 volte si è affermata in questa kermesse; sul terzo gradino Serena Kuhar in 6h13’30”.

Al maschile nulla da fare contro Paolo Massarenti (nella foto, il secondo da destra), con l'ex sangiacomino detentore del record (di 3h56’14”) che si è imposto nuovamente, in 4h20’33”: «Nel tratto tra Monrupino e Gorjansko si sono presentati 15 km difficili da gestire – ha detto con riferimento al terreno reso ostico dalle precipitazioni – con gambe e braccia che andavano di qua e di là…sembrava di stare su una giostra». Dietro di lui in 4h47’59” Alberto De Cristini, detto “Taz” per il suo essere sempre in movimento, un piccolo vulcano di energie; con una dozzina di presenze all’attivo, ormai diversi anni non prendeva parte all’evento, concentrato maggiormente sullo scialpinismo. Soddisfatto per il risultato altresì Nazareno Salpistis, terzo in 4h56’38”; chiudiamo con un estratto delle parole che lo stesso “Niko” ha postato sui social: “Terzo anno consecutivo nella doppia veste di co-organizzatore e corridore. La magia ruvida, colorata, fangosa, unica nella sua essenza, del sentiero 3. Un viaggio catartico, depurativo, di gioia e sofferenza. Dopo un solo mese di allenamento post infortunio e nessun lungo da 6 mesi, di più non potevo fare. Ma la cosa più importante è ciò che siamo. Una famiglia, quella che corre in bosco e ogni prima domenica di dicembre si ritrova a festeggiare. Sempre e comunque”.


Condividi sui tuoi social