Il reggente del gruppo Vulkan, Stefano Venier, era stato il primo sostenitore dell’epilogo in vetta della Lanaro Granfondo; giocoforza, con l’ultimo tratto di strada bianca che continua a deteriorarsi e la conseguente difficoltà di raggiungere l’apice (ce la faceva solo il camion di soccorso), la 23ª edizione ha portato la grande novità del traguardo posto nei pressi del parcheggio di Sagrado, punto d’attacco del sentiero 5a che conduce proprio alla sommità del rilievo carsico. “No xe un mal senza un ben”, si dice nel capoluogo giuliano; quindi, a fronte della perdita di un epilogo dal panorama mozzafiato, i 170 partecipanti hanno potuto godere di una logistica decisamente più agevole, con i mezzi propri (o degli amici o parenti) a pochi passi. Aggiungiamo che, in una giornata come quella odierna, il vento in cima sarà stato sicuramente più fastidioso.
Sarà forse per la vicinanza della Corsa della Bora, che attrae sempre più runner locali, fatto sta che rispetto al passato le presenze sono state ancor più sbilanciate verso le due ruote, paragonando il numero di iscritti alla competizione podistica; questa offriva due opzioni, la “sprint” di 16 km o la “classic” di 36, con dislivelli rispettivamente di 400 e 1000 metri. La prova sulla mountain bike è stata affrontata da diversi atleti di alto livello, tra cui il recente campione italiano di ciclocross nella categoria M4, Gianpiero Dapretto (sul giornale in PDF di domani troverete un articolo riguardo al suo successo); il portacolori del Federclub Tecnoedile stamani, nelle prime fasi dopo la partenza dall’ex stazione di Sant’Antonio / Moccò si è attestato al 3° posto, in compagnia dell’avianese Mauro Zanier alla prima presenza a questa kermesse: «Ho tanti amici che la fanno e me ne avevano parlato bene – ha dichiarato –; mi è piaciuto il tracciato, col terreno simile a quello della pedemontana». Nel frattempo un duo stava prendendo il largo, con Roberto Vidoni della Cottur, secondo l’anno scorso, praticamente appaiato a Daniel Pozzecco della Flamme Rouge; colpo di scena (e non sarà l’unico) attorno al 5° km, in zona Pese, con la ruota di quest’ultimo che ha iniziato a perdere pressione, forse causa una pietra colpita in malo modo. Vidoni ha preso il largo, iniziando una cavalcata solitaria; al contempo Pozzecco è stato sopravanzato dai due inseguitori. Pur in un momento critico, almeno un po’ di fortuna per Daniel che ha trovato l’assistenza di un altro biker, il quale semplicemente assisteva alla gara; gli ha prestato la pompa e fortunatamente il forellino si è tappato, consentendo a Pozzecco di proseguire la sua fatica. Mentre Vidoni passava sotto l’arco (vedi foto) in 1h35’54”, Pozzecco riusciva a ricucire il gap, pagando come contropartita lo sforzo, infatti nell’ultimo paio di chilometri, fondamentalmente in discesa però con qualche strappo in contropendenza, Zanier ha allungato su Dapretto e Pozzecco è rimasto arretrato; hanno concluso, nell’ordine appena descritto, in 1h37’25”, 1h37’50” e 1h38’22”. Al femminile è stata altresì una lotta avvincente, con le prime tre classificate ancora più ravvicinate. Al termine di una prestazione impeccabile, Jessica Merlach della Mbc si apprestava a prendere trionfalmente l’ultimo declivio; è qui che ha subito la rottura della catena, portando la bici oltre la finish line a mano. Peccato che, non molto prima dell’arrivo, sia stata sopravanzata da Lara Kocjancic dell’Eppinger Team e Laura Ukovich del Gruppo Generali; i crono delle tre sono stati 2h06’22”, 2h06’28” e 2h07’58”. E pensare che la vincitrice nemmeno doveva partecipare o, meglio, non doveva farlo tra i podisti; la volontà era di correre con le scarpe da running, che ormai è diventato il suo sport principale, però per via di alcuni acciacchi fisici ha “ripiegato” sul suo passato da ciclista. La Kocjancic, che aveva agito da battistrada in alcune porzioni dei primi chilometri, ha poi fatto elastico con la Ukovich, anche se alla lunga hanno prevalso le doti in salita della prima. Convinta di avere ormai consolidato la seconda posizione, ha avuto dapprima la sorpresa del rinvenimento della Ukovich, che si stava avvicinando in modo insidioso, dopodiché dal rischio di vedersi terza ha addirittura vinto! Insomma, una girandola di emozioni. Concludiamo questa parentesi menzionando il sodalizio più numeroso ovvero l’XC Team.
La manifestazione podistica è stata un tripudio gialloblù, con la Trieste Atletica che, grazie ai suoi portacolori, ha portato a casa tre vittorie su quattro; senza storia le affermazioni dello scozzese Tom Doney sulla distanza dei 36 km e di Nicol Guidolin sulla 16. Per Doney la Lanaro Granfondo rappresentava un’opera incompiuta, in quanto voleva correrla due anni fa, ma poi un infortunio lo aveva fermato e così si è rifatto oggi, conquistando il gradino più alto del podio in 2h38’33”; con il “lungo” di questa mattina ha comunicato di aver incominciato la preparazione per la maratona di Milano, in programma per il 6 aprile. La Guidolin invece era in un certo senso “in scarico”, a seguito dell’impegno di due settimane fa alla Corsa della Bora, in cui si era imposta nella cento (e cinque) chilometri. Più incerta è stata la “breve” maschile, con l’avvio che ha visto in testa Mattia Prandini del Running World, tallonato da Marco Dose del Gruppo Generali e il sempreverde cinquantenne (da un mesetto) Alessandro Naimi della Trieste Atletica. Giunti in mezzo ad alcuni prati, verso metà percorso, i primi due hanno sbagliato a un bivio, non esageratamente ma quel tanto che è bastato per invertire di fatto il podio; d’altronde in tali eventi gli errori si pagano, pertanto Naimi ha finito a braccia alzate in 1h14’13”. Dose in 1h15’42” ha confermato il secondo posto dell’anno passato e si potrebbe dire che è abbonato alle piazze d’onore, dal momento che si era posizionato secondo pure alla 15 km “Karst Trail” della Corsa della Bora. Prandini, che avrebbe potuto giocarsi le sue carte per primeggiare, si è dovuto accontentare del terzo posto in 1h17’05”. Tra le donne solo in tre si sono cimentate sulla 36 km, con Michela Biacca che ha bagnato gloriosamente la nuova maglia dei Free Runners, con il successo in 3h39’53”; alle sue spalle Cristina Pelizon dell’Evoluzione Nordic in 3h53’03” e Livia Bardelle della Podistica Fiamma in 4h29’36”. Completiamo ora l’elenco dei migliori: dietro a Doney, Miran Bole dell’Evinrude e Daniele Redivo della Fincantieri Wartsila si sono alternati le posizioni, così com’era già accaduto all’analoga distanza della Corsa della Bora; ha prevalso l’abilità di Miran nei segmenti in ascesa, il quale ha chiuso in 3h03’46” facendo un paio di minuti meglio di Daniele (3h05’50”). Nella 16 km donne, dopo l’imprendibile Guidolin, troviamo Lorena Giurissa (1h36’05”), passata alla compagine dell’Ad Maiora con l’intento di dedicarsi ai campionati master, come gli imminenti tricolori indoor di Ancona in cui coprirà i 3000 metri; 3ª in graduatoria Carlotta Zanettini in 1h36’16”.
La nuova location per le premiazioni, non più in quota, ha garantito alcune facilitazioni agli organizzatori; si è passati ad esempio ad offrire come ristoro non solo più i classici panini, ma anche una “jota strepitosa” – per usare le parole dello speaker Lorenzo “Dusty” Cadelli – cucinata dalla coppia Giorgio Perotti – Luciana Bonivento.