Docente di educazione fisica, personal trainer, tecnico nazionale di atletica leggera, vincitore del premio letterario CONI 2008, tecnico della federazione italiana nuoto, così come di pallacanestro e pugilato. Ma ancora, ex assessore della provincia di Trieste e tre volte consigliere comunale. Una carriera o, meglio, una vita clamorosa, tale da rendere Marco Drabeni un assoluto punto di riferimento per la città di Trieste. Percussore di un legame imprescindibile, quello tra lo sport, il sociale e l’educazione.
Inclinazione e ostinazione che hanno permesso, il 28 e il 29 settembre, di organizzare la terza edizione dell’evento "Crazy race - la regata delle nazioni", allestita magistralmente da "d'AIMeS snc" - Società di organizzazione eventi e Canoa San Giorgio del presidente Luca Scaini. Di cosa si tratta? Ce lo siamo fatti raccontare dal diretto interessato, considerando che tutto il ricavato è stato destinato alla Prevenire-Marco’s Team, l’associazione diretta proprio dal professore per fare del bene in Kenya.
Marco, ci racconta un po' in cosa consiste la "Crazy race - la regata delle nazioni"?
L’evento, giunto alla sua terza edizione e organizzato da "d'AIMeS snc" e con il supporto di Canoa San Giorgio che sento di ringraziare insieme ad Irene Antonione, ha avuto come mission quella di combinare lo sport con l’educazione e la formazione. Assumendo quindi un significato di beneficenza, ma anche sociale e culturale. Si è trattato infatti di una regata di canoa e canottaggio capace di coinvolgere decine e decine di giovani. Permettendo loro di divertirsi e apprendere gareggiando su imbarcazioni miste di canoisti e canottieri, cimentandosi in 850 canoa, GIG canottaggio e dragonboat, delle imbarcazioni di origine asiatica caratterizzate da una testa di drago. Come se non bastasse, il tutto è stato fortemente impreziosito anche dalla partecipazione dell’atleta olimpica a Parigi 2024 Stefania Buttignon, da quella di Riccardo Baldan, in forza all’aeronautica Militare, Matteo Vittor maglia azzurra ai campionati mondiali di canoa e Carmelo La Spina, primo ai mondiali universitari.
E, oltre a tutto questo, sono state presenti simbolicamente diverse nazioni. Quali?
Parte dell’istruzione è stata anche mitigare ed unire paesi differenti. Tra le categorie di allievi, cadetti, ragazzi e All is one, hanno partecipato atleti regionali ma con gli scafi recanti i nomi di Argentina, Bhutan, Fiji, Malta, Brasile, Burundi, Svezia, Camerun, Messico, Samoa, Perù e Cambogia, proprio con l'idea di unire simbolicamente questi paesi così diversi e così lontani.
Il fine benefico è stato quello di sostenere la sua creatura, l’associazione Prevenire-Marco’s Team. Di cosa si tratta?
Da 25 anni mi reco in Kenya per portare aiuto a bambine, bambini, ragazze e ragazzi locali costretti a vivere in condizioni di forte povertà, essendo spesso anche orfani e quindi senza il supporto di una famiglia. Costretti a passare le proprie giornate in discariche, avvolti da fumi perenni, animali e rifiuti, vivendo in case di plastica. Io sono in contatto diretto con un prete evangelico pentecostiano del posto, Jefferson Kirama, è la nostra missione è stata ed è quella di dare loro condizioni di vita migliori. Ponendo l’accento e l’attenzione sulla salute, la formazione scolastica - prima molto carente - ma anche lo sport. Creando squadre di calcio, di basket e di volley, costruendo campi ed infrastrutture perfetti per crescere facendo sport. Permettendo a queste persone di essere felici nel Paese che amano.