Strategia, visione, obiettivi, che si concretizzano in programmazione e infrastrutture moderne e funzionali. Sono i motivi per cui la Slovenia, appena 2 milioni di abitanti, è un piccolo Paese dal grande cuore sportivo. E’ terra di campioni che vantano successi in tutte le discipline, individuali e di squadra. A livello europeo, mondiale, olimpico. Basti pensare al ciclismo o allo sci, al basket, al volley, al calcio. Molti atleti militano in compagini di vertice in Europa e Stati Uniti.
Ne ha parlato l’on. Felice Ziza, deputato al parlamento sloveno in rappresentanza della Comunità italiana, nel corso dell’ultima conviviale del Panathlon Club Trieste, cui è intervenuto anche Miran Mullner, del Comitato olimpico sloveno e socio del Panathlon di Nuova Gorizia.
La Slovenia, ha spiegato Ziza, crede molto nei giovani e quindi investe nella scuola e nello sport, favorendo l’attività sportiva fin dalle elementari. Senza trascurare però lo sport per tutti e per tutte le età: più di due terzi della popolazione pratica sport ricreativi e iniziative specifiche sono dedicate agli over 65. Per poterlo fare non trascura le infrastrutture: ovunque vi sono stadi, palestre e impianti; attrezzature e strutture al chiuso e all’aperto, progettate per le esigenze delle singole discipline. Non si costruisce una nuova strada se essa non è affiancata da una ciclabile, per favorire la mobilità dolce. E’ il frutto di un piano strategico di sviluppo che viene aggiornato periodicamente, nella consapevolezza che lo sport aiuta a sviluppare il corpo e la mente, favorisce la socializzazione e contribuisce a mantenersi in salute. Sport quindi al centro della società slovena. Al punto che dal 2020 vi è dedicata una festa nazionale, in calendario il 23 settembre.
In sostanza si tratta di un impegno che ripaga sforzi e investimenti e che, come è stato ammesso nel corso della serata conviviale, dovrebbe essere preso ad esempio anche in Italia e in particolare a Trieste, dove l’impiantistica presenta fin troppe criticità, anche a causa di una inadeguata manutenzione del patrimonio esistente. Pur considerando - aggiungiamo noi - che è difficile paragonare un Paese di 60 milioni e uno di 2; e, soprattutto, che la Slovenia è una nazione nuova, di poco più di 30 anni, dove anche le infrastrutture, per forza di cose, sono nuove. L'Italia è un po' più vecchia e con essa, naturalmente, anche il suo parco pubblico. Impianti sportivi compresi, e non potrebbe essere altrimenti.