Dino Schorn, il campione del mondo di nuoto master, ha deciso di “appendere” il costume al chiodo. Una decisione arrivata dopo tanti successi nazionali, europei e mondiali, e che lo stesso atleta alabardato ha deciso di raccontare.
Dino, è stata una scelta meditata? E quali le ragioni principali?
Decisamente sì. I motivi sono molteplici: il raggiungimento di tutti gli obiettivi che mi ero posto da M55, ossia l'oro mondiale a Fukuoka, quelli europei, nello specifico sette tra Belgrado e gli indoor di Madeira e il record continentale dei 400 a Roma, ottenuto davanti al mio allenatore Gianni Butera. E poi nella decisione ha certamente influito la lesione al tendine del sovraspinato che mi porto avanti da venti mesi e, non per ultima, la non più sopportabile alienazione che ti prende allenandoti duramente sei giorni su sette in solitaria.
Una scelta rinviata a lungo?
No, solo spostata in avanti di nove mesi. Volevo ritirarmi al ritorno dal Qatar ma il 20 febbraio dello scorso anno, a tre giorni dalla partenza per il mondiale di Doha, all'improvviso mi era stata diagnosticata una trombosi venosa profonda ad una gamba. Naturalmente non ho potuto prendere l'aereo e, vedendo i risultati dei miei coetanei, di conseguenza ho dovuto rinunciare a tre titoli iridati. Una volta guarito ho chiesto al mio coach di programmare i tre mesi successivi per preparare Belgrado, tanta era la rabbia e la volontà di rivalsa che avevo: su sei gare individuali disputate otterrò poi quattro ori in vasca (con record dei campionati nei 400, n.d.r.) e due argenti in acque libere.
Come incanalerai, da qui in avanti, tutta la tua energia? Rimarrai a bordo vasca come allenatore?
Per ora basta piscina. A livello sportivo rimarrò al campo di atletica a seguire i giovani della Polisportiva Triveneto, società con la quale collaboro da ottobre 2020 e continuerò ad essere l'atleta immagine di varie aziende per le quali fungo da testimonial sui social.
La tua incredibile stagione master si è chiusa con una fantastica prestazione: ci descrivi l'ultima emozione in poche parole?
L'essere salito a 56 anni sul podio assoluto della finale mondiale Oceanman, la 2 km in acque libere di Dubai, e ricevere i complimenti dal vincitore, il 28enne ucraino Romanchuk, argento olimpico e campione del mondo.
Ci ricordi il tuo palmares?
Da agonista sono stato nazionale di fondo, con un 5° posto agli Europei di Vienna '95, vicecampione italiano assoluto della 5 km in vasca, finalista ai campionati italiani assoluti e al trofeo Sette Colli nei 1500, oltre a vantare due partecipazioni alla World Cup negli 800. Da master primatista del mondo nei 1500 M40 ed europeo negli 800-1500 M50 e 400 M55, e campione del mondo M45-50-55 ed europeo M40-45-50-55.
Qual è stato il successo che ricordi con maggiore soddisfazione?
Se si guarda ai risultati della risposta precedente potrebbe sembrare incredibile ma ne indicherei due minori - poichè "solo" italiani - per la tenacia, la caparbietà, la determinazione nell'appropriarsi del record M50 dei 200 sl, fallito a Lodi e a Molinella e agguantato solo la stagione successiva a Colle Val d'Elsa, e quello M55 dei 100 sl, fallito a Roma e a Madeira e raggiunto a Torino. I precedenti primati appartenevano rispettivamente a Fabio Calmasini, ex nazionale e primatista del mondo nel mezzofondo master e a Carlo Arturo Travaini, il più forte e versatile master italiano di sempre nel mondo.