Il settore arbitri è una delle fucine che continua a dare soddisfazioni al Comitato Fipav di Trieste-Gorizia. Due direttori di gara hanno potuto fregiarsi della promozione al ruolo nazionale, e noi li abbiamo sentiti per conoscerli e farli conoscere meglio con questa intervista doppia.
1. Quando hai iniziato ad arbitrare e cosa ti ha avvicinato a questa attività?
Denis Taucer: Accadde nel 2014, dopo aver visto su internet una fotografia di alcuni amici nelle vesti di assistenti di campo durante le partite del girone mondiale femminile. Poco tempo dopo mi sono imbattuto sempre in un post su internet che invitava all’iscrizione gratuita per arbitri. Quindi ho deciso di intraprendere questo percorso.
Luca Pierdomenico: Ho iniziato nel lontano 2011 su consiglio di un amico, che mi aveva detto che c’era la possibilità di frequentare il corso arbitri.
2. Hai iniziato con l'idea di divertirti e basta, o speravi da subito di progredire e fare carriera?
DT: All’inizio pensavo solo a imparare e a divertirmi. Solo dopo aver visto i primi risultati ho iniziato a ipotizzare una possibile carriera arbitrale.
LP: Essendo un hobby ho sempre dato importanza al divertimento e allo stare insieme con il gruppo. L'avanzamento non è mai stato il mio primo obiettivo. Man mano che arbitravo mi accorgevo che le gare in cui venivo designato erano sempre più importanti e di categorie superiori e questo mi dava maggiore soddisfazione.
3. Cosa ritieni di aver imparato dall'arbitraggio?
DT: Sicuramente ho scoperto che è un mondo più complesso di quanto si creda, sotto gli aspetti tecnico, organizzativo e umano. E' fatto di regole, di varie tecniche arbitrali, ma anche di rapporti che si creano tra direttori di gara, giocatori e allenatori. Tutto ciò richiede impegno, forza di volontà e determinazione: elementi che ho scoperto proprio grazie all’arbitraggio.
LP: La prima cosa che ho imparato è il rispetto delle regole. Arbitrare è come vivere un’esperienza nuova ogni volta. I colleghi, gli atleti, il pubblico e l’ambiente cambiano di continuo, pur seguendo sempre le stesse regole. Inoltre la gestione dello stress e delle squadre sono altre cose che l’arbitraggio mi sta insegnando.
4. Qual è la gara che ricordi con più piacere?
DT: La finale del torneo Winter Cup di Pordenone nel 2018 quando ho diretto la nazionale giovanile ungherese contro la rappresentativa regionale di Vojvodina (Serbia). Provai un misto di emozioni, il pubblico era entusiasta, nacquero nuove amicizie e la partita era davvero importante e si svolse senza particolari intoppi.
LP: Ce ne sono molte, ma direi la gara2 della finale di C maschile Futura-Sloga da primo arbitro. Non avevo mai arbitrato con il collega con cui ero in coppia ed è stata una gara molto intensa e impegnativa dove entrambi abbiamo fatto un’ottima prestazione, e quando sono sceso dal seggiolone ero proprio soddisfatto!
5. Il passaggio al ruolo nazionale è un traguardo o un nuovo punto di partenza?
DT: Fino a poco tempo fa era un traguardo che sognavo di raggiungere. Da oggi, dopo il passaggio, è diventato un nuovo stimolo e un punto di partenza per nuove sfide.
LP: Sicuramente sarà una nuova sfida e una grande opportunità che mi è stata concessa. Ringrazio tutti i colleghi con cui ho condiviso innumerevoli emozioni e che mi hanno insegnato tanto, in particolare la bravissima Rossella Moratto, con cui ho arbitrato in coppia per molti anni.