Uno spettacolo così indegno, fuori dal palasport, lo avevamo vissuto solamente nel 2018, quando un gruppetto di tifosi fortitudini era riuscito ad intrufolarsi verso via Miani prendendosela anche allora con i supporter triestini che non erano certo ultras pronti allo scontro. Ma nessuno era finito all'ospedale e la cosa era finita lì. Ieri è successo di peggio. Chi era presente in via Flavia poco prima delle 19 l'ha potuto vedere con i propri occhi, agli altri consigliamo di guardare il video pubblicato da TriestePrima. Una vergogna, senza altre parole da aggiungere. Nell'epoca dei tornelli, dei biglietti nominativi, delle telecamere piazzate ovunque, non è stato possibile per chi gestisce l'ordine pubblico organizzare l'uscita dal palazzo di venti (e non 500...) tifosi (o pseudo tali) di Varese, accompagnati, nella loro scampagnata sotto San Giusto, da un manipolo di friulani gemellati. Hanno potuto uscirsene bellamente dall'impianto, scorrazzare attorno al PalaTrieste, scendere per via Valmaura e poi risalire in via Flavia, dove armati di aste per le bandiere e in buona parte a volto coperto hanno lanciato petardi e poi hanno trovato pane per i loro denti quando qualche tifoso di casa ha reagito. Sono volati pugni, calci, con gente a terra che veniva colpita con i bastoni: il tutto in mezzo alla strada, con il traffico fermo e sotto gli occhi di famiglie e bambini. Quattro feriti, uno - sembra – con punti e un trauma cranico. Tutto incredibile.
Non vogliamo stilare classifiche sulle curve più o meno pericolose perché in ogni frangia del tifo organizzato c'è sempre l'anima più rozza, volgare e in cerca dello scontro ma fa specie che un gruppo storico come quello di Varese, in rappresentanza di una delle società più blasonate d'Italia, si renda protagonista di episodi che si vedevano semmai negli anni '80, non oggi. E fa ancora di più specie avere assistito a un assalto contro una tifoseria con la quale, in passato, non era mai successo alcunché. Se tutto questo si spiega con il gemellaggio con Udine, allora è ancora più demenziale. Ma ciò che fa maggiormente rabbrividire, al di là della violenza gratuita a cui non siamo più abituati nemmeno nel calcio, è l'assoluta impreparazione delle forze dell'ordine. Come sia stato possibile che una ventina di ultras abbia causato tutto quel casino è davvero inconcepibile. Perché sono stati fatti uscire dal PalaTrieste prima della fine della partita? Perché non c'era quasi nessuno a presidiare le strade adiacenti? Chi li ha accompagnati al palazzo? La curva giuliana aveva preparato uno striscione di scherno verso i rivali friulani, sapendo del loro arrivo al palasport assieme ai varesini: e le forze dell'ordine non ne erano a conoscenza? Domande alle quali qualcuno dovrebbe dare una risposta ma finora di comunicati o di chiarimenti nemmeno l'ombra.
Resta un punto, ed è l'unico modo per rimediare alla figuraccia: gli ultras lombardi (o udinesi, poco importa) erano davvero in quattro gatti e non dovrebbe essere difficile risalire ai loro nomi. Ci sono foto, video, ci sono telecamere che li immortalano. Si dà il Daspo, negli stadi (in certi stadi...) per un fumogeno o per un coro discriminatorio, cacciare per sempre questi delinquenti dagli impianti sportivi è impresa così complicata?
Chi merita i complimenti, invece, è la Pallacanestro Trieste: avrebbe potuto rimanere in silenzio o redigere un comunicato all'italiana, prendendo le distanze ma senza puntare il dito. Tutt'altro: ha difeso i propri tifosi, accusando quelli avversari di “inaudito e inaccettabile episodio di violenza”. A volte bisogna parlare chiaro. Ben fatta.
(foto da TriestePrima)