Quelle contro Trento e Trapani potevano essere le due gare in grado di spingere la Pallacanestro Trieste definitivamente in orbita. Sono state invece due sfide che rendono più “normale” una squadra con potenzialità enormi, ma che necessita ancora del famoso step in più per rimanere a stretto contatto con le più forti del campionato.
Con la premessa che avremmo firmato tutti di arrivare alla prima pausa di stagione – dopo otto giornate giocate – con 10 punti già in cascina e un record positivo di cinque vinte e tre perse (e soprattutto, sufficientemente ben lontani dalle posizioni di fondo classifica), i due ko tirati degli ultimi due turni disputati danno la perfetta cartina tornasole di ciò che la squadra di Jamion Christian è (e anche non è) sin qui. E se da un lato il fatto di tornare con i piedi per terra servirà parecchio a questa squadra per lavorare in un certo modo nelle settimane a venire, è indubbio che il fare fatica contro i team dotati di maggiori possibilità di rotazione (basta guardare i 51 punti della panchina degli Shark ieri…) è un prezzo da pagare senza digrignare troppo i denti.
Al netto dell’… “affaire-Reyes” che continua a privare Trieste di un giocatore-chiave nel ruolo di ala (la società continua a non sbottonarsi a riguardo sulle condizioni fisiche del giocatore, ma è chiaro che l’attesa di rivedere il portoricano nuovamente sul parquet non potrà essere infinita e su questo punto Mike Arcieri – in un futuro prossimo, sicuramente entro la fine del girone d’andata – dovrà fare una scelta), i biancorossi usciti sconfitti negli ultimi 80 minuti hanno avuto un evidente tallone d’Achille: quello di una difesa ballerina e poco attenta ai dettagli. E ad alti livelli, contro squadre di talento in grado di farti un male cane, abbassare la guardia è quanto di più errato si possa fare: un ambito che Trieste probabilmente ha compreso alla perfezione, ascoltando anche le parole di Christian ieri in sala stampa, a lamentarsi di quanto male la squadra abbia lavorato a difesa del perimetro.
I biancorossi escono dunque ridimensionati dopo il doppio ko? Assolutamente no, almeno a nostro avviso. I “peccati originali” possono tranquillamente essere limati, c’è anche una parte di giocatori italiani (leggi Ruzzier e Candussi) che in campo ci sta benissimo in questo contesto: i naturali equilibri, in mezzo al buon quantitativo di talento che Trieste possiede, vanno ancora trovati. Ma è evidente che le basi per restare sperabilmente a lungo nella parte sinistra della classifica ci sono tutte.