Un cammino da autentica pericolante. Con l’1-4 di record delle ultime cinque partite giocate, la Pallacanestro Trieste detiene attualmente un piccolo record negativo: quello di avere il trend peggiore di tutti nel Girone Rosso di serie A2.
Per trovare qualcuno che sta facendo peggio dei biancorossi nell’ultimo periodo, bisogna andare a guardare nell’altro raggruppamento, dove solo Juvi Cremona e Moncada Agrigento hanno un passo maggiormente negativo dei giuliani. Ma lo 0-5 di entrambe non accresce naturalmente l’autostima di un team che – dopo il ko di domenica scorsa a Latina – ha di che interrogarsi sulle mancate scelte di proseguire un campionato così balbettante senza alcun tipo di intervento. E lo status quo, alla luce dei risultati inequivocabili, è il peggior male per questa Trieste che non convince nessuno tra tifosi, addetti ai lavori e un intero movimento cestistico che al momento attuale non punta nemmeno un centesimo bucato sulla promozione biancorossa a fine stagione.
Fatto fermo che la strategia societaria è ormai chiarissima sul fronte della guida tecnica (e a meno di ripensamenti da parte dello stesso allenatore, Jamion Christian su quella panchina resta ben saldo), ora l’unica e definitiva mossa per tentare di girare in extremis il cammino da incubo di questa squadra è il mercato. Perché il ritorno a disposizione fra qualche settimana dell’infortunato Justin Reyes non può da solo bastare a rinverdire gli equilibri della Pallacanestro Trieste. Perché sin qui – e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario – le scelte fatte la scorsa estate non stanno minimamente pagando. E sperare che un solo giocatore, per fondamentale che sia all’interno di questo roster, riesca a trasformare un pulcino bagnato in una corazzata, è un esercizio da non prendere minimamente in considerazione.
Se si vuole parlare di “mercato di riparazione”, le domande da farsi sono molteplici: quanta disponibilità economica a spendere ha a disposizione il sodalizio di Richard De Meo (che, al momento, continua a rimanere in silenzio nonostante la non idilliaca situazione della squadra)? Chi realmente, dal… piano di sopra della serie A o da qualche esubero degli altri campionati del vecchio continente, può arrivare in corso d’opera e rivoltare tutto come un calzino? Ma soprattutto, come uno o più elementi nuovi potranno far breccia in un contesto tattico che, a marzo 2024 e dopo tanti mesi già alle spalle, sembra non avere minimamente trovato neppure un briciolo di equilibrio e che annaspa sempre sugli stessi errori?
La sfida è chiara, ma diciamocela tutta: per la Pallacanestro Trieste, che sino ad adesso non ha cambiato nulla sperando di poter cambiare qualcosa solo per inerzia, la strada davanti a sé assomiglia a una scalata a mani nude. E questa società, che sembra attendere unicamente la fine di stagione per tirare una o più righe sull’operato del gruppo-squadra imbastito la scorsa estare, ha anche una responsabilità morale: quella di non far affondare ulteriormente la labile credibilità di una realtà cestistica che pensava in grande poco più di un anno fa e ancora sembra non essersi risvegliata da quel torpore che l’ha fatta prima retrocedere in A2 per poi fare brutte figure contro squadre di universitari e formazioni già quasi condannate alla serie B.