Manca sempre meno all’inizio dei play-off, con il sogno di tornare a respirare l’aria tersa della massima serie. La Pallacanestro Trieste si appresta infatti a riaffrontare in trasferta il Basket Torino, dopo la sconfitta di misura maturata durante la fase a orologio. Si gioca il 5 maggio (ore 18) al Pala Gianni Asti (ex PalaRuffini). Davanti a Ruzzier e compagni una realtà guidata da un allenatore, Franco Ciani, non solo esperto di basket, ma anche fine conoscitore di Trieste e della sua tifoseria. Con il quale abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere in vista della gara-1.
Coach, cosa si prova ad affrontare Trieste da ex?
Per me è sempre piacevole tornare a Trieste. È la prima volta che torno da avversario in vista di un impegno così importante. Sarà quindi indubbiamente emozionante, anche considerando come Trieste sia una città di grande cultura e tradizione cestistica. Sarà un piacere rivedere tante persone con le quali ho lavorato, come avvenuto durante la fase a orologio. Una volta entrati in campo, però, si entrerà nel pieno mood play-off, fase del torneo che non fa mai sconti ai sentimenti.
Come valuta la squadra giuliana?
Oggi la Pallacanestro Trieste è una squadra in crescita totale ed è ritornata ad avere la cifra tecnica e la qualità di gioco che l’avevano resa una delle favorite in sede di analisi della vigilia. Quindi oggi è sicuramente un avversario tra i più difficili da affrontare. Sarà veramente una grande impresa provare a passare questo turno soprattutto per noi che, al contrario dei triestini che hanno avuto questa problematica prima, stiamo vivendo un periodo di grande affanno per quanto concerne la condizione dei giocatori e la loro disponibilità.
Chi sono secondo lei le favorite in generale in questi play-off?
Oltre a Trieste che, a mio avviso, ad oggi può essere annoverata nuovamente tra le favorite, dico molto banalmente Trapani. Ma anche Forlì, compatibilmente con il loro saper ottemperare all’assenza di Kadeem Allen, con loro poi Udine e Cantù. Ma quest’anno è davvero difficile escludere qualcuna delle grandi dichiarate da questa lotta al titolo.
Quale era stato il suo rapporto con la tifoseria triestina? Davvero aveva subito il peso del campanilismo venendo da Udine?
Ci tengo ad escludere assolutamente la questione legata al campanilismo. Quella era stata un’incomprensione. Pensi che parte della mia famiglia è triestina, quindi si figuri se io possa davvero pensare che vi siano frizioni di quella natura. L’unica cosa che posso dire è che, senza lamentare per nulla il rapporto con piazza, tifoseria e città, non penso che all’epoca sia stato particolarmente apprezzato il lavoro svolto, soprattutto per quello che era stato l’andamento della stagione fino allo stop forzato di Juan Fernandez. Forse era stata solo un’interpretazione mia, ma davvero e neanche minimamente campanilistica.
Dal punto di vista del calore, però, il PalaTrieste regala un trasporto difficilmente replicabile. Quanto pensa sia importante per una squadra?
La presenza del pubblico triestino rappresenta un grosso impatto. Un’atmosfera che i giocatori avvertono sempre, dando una dimostrazione dell’attaccamento, dell’amore e della passione e partecipazione della piazza. Il PalaTrieste in questo è famoso non da oggi, sarà quindi un fattore che avrà la sua incidenza.