Trieste, 16 Luglio 2024

Maurizio Pribaz: "Una crescita complessiva e un nostro U18 campione d'Italia

02 Giugno 2024 Autore: Marco Bernobich

Come non sempre il percorso più breve per collegare due punti è una linea retta, così a volte, per arrivare al centro, è meglio partire da lontano. Noi lo facciamo partendo dagli Usa, dove la multidisciplinarietà sportiva è un valore, per arrivare a Maurizio Pribaz, che ha praticato calcio, pallacanestro amatoriale e football americano fino al Superbowl italiano, prima di approdare (a 35 anni) al rugby.

Ogni sport ha specifiche competenze, e comunque ciascuno abbraccia valori universali, e tutto insegna”, ci racconta il tecnico di supporto della FIR FVG. “Parte integrante della nostra vision è formare non solo atleti più forti, ma anche persone migliori”.

Ama cultura e citazioni?

Una frase diventata mantra, recita: “un buon allenatore può cambiare una partita, un grande allenatore può cambiare una vita”. Io, con umiltà, provo a portare qualcosa di mio, ricambiando tutto quanto ho avuto la fortuna di ricevere in passato. Come disse il campione di salto con l’asta Gibilisco: “se ho ricevuto 100, proverò a dare 150".

Il vostro è uno staff federale ben strutturato, vero?

Il Comitato regionale ha disegnato un organigramma ampio e specifico. Riguardo il lavoro tecnico con gli atleti, Federico Dalla Nora e Ivan de Spirt lavorano con i trequarti, mentre Sergio Kelemic e io ci occupiamo degli avanti.

Stiamo parlando di under: quali le principali differenze rispetto all’allenare i seniores?

Con i ragazzi si può parlare di formazione nel senso più ampio del termine, con una possibilità di crescita non solo tecnica e atletica bensì anche umana. A 35 anni è più complicato modificare abitudini acquisite.

Entrando anche nello specifico tecnico del ruolo, ci sono delle skill che hanno richiesto maggiori attenzioni?

Non credo di poter operare delle distinzioni. Gli avanti sono un mondo complicato, dove le mischie ordinate e le rimesse laterali sono gesti tecnici su cui bisogna dedicare molta attenzione. Parliamo di 8 persone che devono operare in sincronismo su vari movimenti specifici: chi lancia, chi salta, chi solleva. Per non parlare dell’adeguare la respirazione. Un lavoro molto specifico, tanto difficile quanto entusiasmante, soprattutto quando si vedono risultati positivi come quelli che abbiamo avuto modo di osservare.

Parliamo anche di individualità, nell’alveo delle soddisfazioni?

Sicuramente. Oltre a una crescita complessiva, abbiamo un paio di ragazzi che hanno esordito nelle nazionali giovanili, come qualcuno che è andato a giocare nei maggiori team, e un nostro atleta diventato campione d’Italia U18.


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