Trieste, 27 Dicembre 2024

Per Nicolas Zucchini una storia a lieto fine

16 Dicembre 2021 Autore: Tiziano Saule

“Quello che mi è mancato di più è il rituale pre-partita, quella strana sensazione di nervosismo ed eccitazione tipica della domenica, che per anni ha accompagnato la mia vita. Non dimenticherò facilmente quei momenti, prima del mio ritorno in campo, nei quali mi sono alzato per il riscaldamento: sentivo le persone in tribuna, gli amici, la gente dello Zarja incitarmi, esultare per me. Ammetto di aver avuto un po’ di paura... paura di non ricordarmi più come si facesse a giocare. Al momento dell’ingresso in campo, poi, mi sono pure un po’ commosso. È stata una giornata splendida”.

Nicolas Zucchini, classe 1994, è un fantasista cresciuto nelle giovanili del Borgo San Sergio, club con in quale ha esordito giovanissimo in prima squadra prima di raggiungere la Berretti della Triestina, con cui giocherà in prima squadra nel 2012/2013, con quattro presenze in Eccellenza nell'anno post fallimento. Proprio in maglia rossoalabardata arriva il primo problema fisico, in particolare al ginocchio, una costante che tornerà spesso nella sua storia: “Il problema al tendine rotuleo rallentò molto la mia crescita agonistica, e una volta iniziata l’università ho cominciato a cambiare le mie priorità, mettendo il calcio in secondo piano. Da lì a poco è iniziato un capitolo importantissimo della mia vita, grazie all’approdo allo Zarja, dove già giocavano molti miei amici. Fu un modo per stare vicino a loro e divertirmi, ma negli anni questo club è diventato una vera famiglia”.

Gli anni a Basovizza, seppur privi di grandi vittorie, sono molto positivi, e proprio nel miglior momento, con la squadra seconda, arriva la doccia fredda, in un giornata del 2019 che difficilmente Zucchini riuscirà a dimenticare: “Ricordo benissimo quella partita, a San Giovanni. Era il mio miglior momento da quando era arrivato sul Carso, la squadra era in fiducia e stava giocando davvero bene. Poi, purtroppo, il mio ginocchio ha ceduto, provocandomi la rottura di crociato e tendine rotuleo. Da lì è iniziato il calvario”.

Reso ancor più pesante dall’arrivo della pandemia, che ha ritardato operazioni e tempi di recupero, andando pian piano a minare le sicurezze e la voglia di tornare in campo. Poi però, quasi per gioco, qualcosa è cambiato: “Avevo paura di farmi male, non ero in condizione, e vedevo una lunga strada davanti a me. Dopo la seconda operazione, tuttavia, ho ricominciato ad allenarmi, senza fretta o particolari pretese. Vedevo che stavo sempre meglio, e ho iniziato a pensare che fosse davvero possibile, soprattutto dopo una scommessa fatta con un amico. Lui non credeva nel mio ritorno, e questo mi ha motivato ancora di più”.

Di nuovo in campo contro la Gradese e il gol contro la Roianese: sono solo gli ultimi passi di un viaggio partito da lontano. Un viaggio che “Zuc” non ha percorso da solo: “Mi sento di ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questi anni difficili. È stata davvero dura e non ce l’avrei fatta senza di loro. Compagni di squadra, familiari, amici e affetti che mi hanno convinto a non mollare. Non c’è bisogno di fare nomi, loro sanno di chi parlo”.

Ora, è tempo di pensare al futuro: “Sento comunque che questo capitolo della mia vita si sta chiudendo. Il calcio è sempre stata una parte importante della mia quotidianità, fin da quando ero piccolo. Proprio per questo l’ho amato, l’ho inseguito, e l’ho voluto ritrovare a tutti costi. Tutto per poter essere io, in fondo, a dire basta, senza costrizioni. Ho dimostrato a me stesso di poter ancor giocare, ma so per certo che non lo farò ancora a lungo”.


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