Trieste, 14 Agosto 2024

Da Gheddafi al mercato di oggi: il mondo arabo compra il calcio?

15 Luglio 2023 Autore: Christian Terracciano

Durante questa sessione di calciomercato estivo stiamo assistendo a una progressiva migrazione di grandi calciatori e allenatori europei verso la terra araba, nella Saudi Pro League. Il mondo arabo si è già affacciato a suon di milioni nel mondo del calcio, comprando società come Manchester City e Psg; a Trieste ricordiamo, nell'ormai lontano 2002, la comparsata di Al Saadi Gheddafi, a un passo dal prendere la Triestina, con tanto di atterraggio in elicottero al Grezar. Entrare nel mondo del calcio globale da protagonisti, quindi, è parte di un progetto pensato già dal Public Investment Fund da una ventina di anni e il suo obiettivo principale è arrivare ad un livello tale da competere con i top campionati, non solo da un punto di vista dell’effettivo spettacolo tecnico, ma anche e soprattutto commerciale, finanziario e mediatico. La strada è stata aperta dall’Al-Nassr con l’acquisto di Cristiano Ronaldo a gennaio, poi proseguita dalle altre big del calcio arabo durante questi ultimi mesi: Benzema, Kante, Ruben Neves e Koulibaly sono solo alcuni dei campioni ormai già approdati in terra araba con ingaggi faraonici, ma la lista di aggiorna quasi quotidianamente.

Perché tutti questi trasferimenti di giocatori (over 30 ma non solo), strapagati rispetto al loro effettivo valore sul mercato, proprio nel campionato arabo? L’Arabia Saudita, con il piano di sviluppo Saudi Vision 2030, vuole svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio (essendo fonte non rinnovabile) e investire nei settori dell’edilizia, del turismo e dell’intrattenimento, tutti intersecabili con il calcio. Oltre a far diventare la Saudi Pro League un top campionato globale, un altro obiettivo del governo è ottenere l’organizzazione del Mondiale nel 2034 dalla Fifa, come già fatto nel 2022 dal vicino Qatar; è evidente, quindi, che la questione del calcio sia un progetto politico messo in campo dal governo saudita per modernizzarsi attraverso lo sport, seguendo le orme qatariote, cercando nel contempo di mettere in secondo piano (se non nascondere) le lacune in materia dei diritti umani.

Sarà quindi una moda passeggera, come previsto dal numero uno della Uefa Ceferin e come accaduto in Cina nel 2015 o negli Stati Uniti (che però si sono assicurati Messi), o la lega calcistica saudita saprà essere lungimirante e colonizzare il calcio globale, raggiungendo gli obiettivi prefissati? La risposta ce la darà il tempo, ma il rischio che il calcio europeo viva un periodo di impoverimento è reale, con la prospettiva tutt'altro che positiva di diventare dipendente dai milioni arabi. I prossimi anni ci diranno se vinceranno i soldi o la tradizione calcistica.


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