Trieste, 16 Luglio 2024

Dopo il calcio, l'Italbasket: il perché di un'estate così mediocre

08 Luglio 2024 Autore: Gabriele Lagonigro

Non si possono certo accomunare le delusioni azzurre patite da calcio e basket durante l’estate ma di certo fra giugno e luglio i due sport di squadra più seguiti hanno rimediato altrettante figure barbine. E questo, al netto di un’Olimpiade alle porte in cui l’Italia si approccia con l’obiettivo di ripetere i fasti di tre anni fa, dovrebbe farci riflettere.

L’ultima figuraccia, in ordine di tempo, è stata quella della pallacanestro, che nel preolimpico di Portorico, al di là della facile vittoria con il Bahrein, è uscita malconcia prima con i padroni di casa e successivamente, in semifinale, con una Lituania che è sembrata di un altro pianeta. Un po’ come la Svizzera per gli uomini di Spalletti: che contro di noi sembrava composta da marziani e poi, nel turno successivo, è uscita contro un’Inghilterra per nulla trascendentale. La stessa cosa è capitata ai baltici: che hanno maramaldeggiato contro il team di Pozzecco (+24 il risultato finale) per poi perdere nella finale contro il sorprendente Portorico, che torna a disputare un’Olimpiade dopo 20 anni. Ciò che ha fatto più male, guardando l’Italbasket, è stata l’assenza di reazione e quell’idea, venuta un po’ a tutti fin dalla palla a due, che ci fossero ben poche speranze. Non proprio la stessa apatia vista nella Nazionale di calcio ma da un team che negli ultimi anni aveva fatto vedere buone cose era lecito aspettarsi di più.

Ora, al netto delle precoci eliminazioni di entrambe, il ragionamento andrebbe allargato perché il problema, anche nel basket come nel pallone, è strutturale. A parte un exploit di Milano qualche stagione or sono, la pallacanestro tricolore è lontanissima dalle big di Eurolega così come nel calcio saranno quindici anni che le compagini nostrane non vincono una Champions. E al di là dei trionfi, è proprio il livello medio, nei due campionati, che è inferiore a Inghilterra, Spagna e Germania nel calcio e sicuramente ad iberici e turchi nella palla a spicchi. E non è un problema di stranieri, perché questi ci sono ovunque, ma del concetto stesso di sport e di infrastrutture. Con tutto il rispetto, ma quando vediamo la Reyer giocare le partite europee nel vecchio Taliercio l’unica cosa che ci viene in mente è che non esiste, a livello continentale, nessun impianto che gli assomiglia. E non è un complimento.

Adesso - ce le auguriamo - fioccheranno le medaglie e forse, anche grazie a Sinner e a tanti altri campioni che stanno nascendo, ci dimenticheremo di questa triste estate di azzurri e Italbasket. Ma il problema rimane e al di là delle tante parole spese soprattutto attorno agli uomini di Spalletti, all’orizzonte non si intravedono le soluzioni per invertire la rotta.


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