Trieste, 01 Settembre 2024

A Capodistria fra sport e politica: misure di sicurezza ingenti per la Nazionale israeliana

26 Febbraio 2024 Autore: Mitja Stefancic

Durante la scorsa settimana si sono svolti alle porte di Trieste due eventi sportivi molto importanti da un punto di vista simbolico e strategico prima ancora che sul piano prettamente sportivo. Al palasport “Bonifika” di Capodistria sono scese in campo da rivali della Slovenia le nazionali di pallacanestro dell’Ucraina (giovedì 22 febbraio) e di Israele (domenica 25) nelle gare valevoli per le qualificazioni agli Europei di basket 2025.

Per ovvie ragioni, quello di ieri è stato un evento su cui erano puntate non solo le telecamere dei media sportivi, ma anche quelle di videosorveglianza e della sicurezza. Già alcuni giorni prima delle due gare le autorità e le forze dell’ordine slovene avevano annunciato misure di sicurezza elevate con controlli intensificati.

Due immagini del pre-partita raccontano bene l’atmosfera che si poteva respirare nei pressi del palazzetto capodistriano. Da un lato si è svolto in modo del tutto pacifico un presidio pro-Palestina. Dall’altro, soprattutto nella zona interna, c’era uno schieramento importante della polizia slovena. Ha fatto una certa impressione vedere da lontano gli atleti israeliani scendere dal pullman con la scorta e la security al loro fianco. Anche se per questi cestisti probabilmente non si tratta di una novità, lo è indubbiamente per gli standard sloveni, perlomeno su un piano degli eventi sportivi (nelle numerose partite cestistiche a cui abbiamo assistito, sia nelle competizioni per club a livello nazionale che europeo sia nei tornei della Nazionale, non ricordiamo un tale dispiegamento di forze dell’ordine oltreconfine). L’organizzazione della sicurezza è stata comunque impeccabile.

Per quanto concerne il match, davanti a circa 2500 spettatori le due compagini sono scese sul parquet ingranando due marce ben distinte. Guidata dall’ottimo Yam Madar (ex Partizan, attualmente in forza al Fenerbahce e, probabilmente, il miglior giocatore a disposizione di coach Ariel Beit-Halahmy), la squadra israeliana ha aperto meglio la partita, portandosi subito sul +10 con il canestro di Ziv a metà del primo quarto. Gli ospiti hanno chiuso in vantaggio al 10' (8-20 sul tabellone). Nel secondo quarto la Slovenia è rientrata grazie ad alcuni canestri importanti di Stergar e Dimec. Poi sono saliti in cattedra i giocatori con maggiore esperienza, tra tutti l’asso Klemen Prepelič (miglior realizzatore con 21 punti e 6 triple a referto) e il capodistriano Gregor Hrovat, che hanno firmato il break del vantaggio. Il gioco nel secondo tempo è stato più fisico e falloso, ma la Slovenia ha tenuto in mano saldamente le redini del gioco, gestendo il vantaggio sino al risultato finale di 88-79.

Se a 5 minuti dal fischio d’inizio tutti gli spettatori hanno atteso in piedi gli inni delle due nazionali, verso la fine del primo tempo è iniziato un “match” parallelo sugli spalti. Dietro alla panchina israeliana hanno preso posto alcuni spettatori che hanno espresso con alcuni striscioni e canti la loro disapprovazione e critica nei confronti del governo d’Israele. Gli uomini della security slovena hanno ben vigilato, formando un cordone tra loro e la panchina, mentre a bordo campo altri uomini della security osservavano quanto stava accadendo. Stando a quanto riportato dai media sloveni, nella conferenza stampa a fine gara il ct israeliano Ariel Beit-Halahmy ha dichiarato che "quel che accade dietro alla nostra panchina non ci deve disturbare. Noi siamo venuti per giocare a pallacanestro”.

Complessivamente tutto è andato liscio e senza grossi intoppi. Fatta eccezione per l’invasione “innocua” dell’ex politico Franci Kek subito dopo la tripla di Klemen Prepelič che ha aperto il secondo tempo del match, di interruzioni non ve ne sono state né vi è stato bisogno di interventi da parte delle forze dell’ordine. Possiamo dunque dire che la Slovenia ieri ha vinto due volte - sia sul piano cestistico che su quello organizzativo - in una serata che non è stata una semplice e comune partita di basket.

 


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